“L’approvazione della legge Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore rappresenta una pietra miliare nella storia del servizio sanitario nazionale, una risposta importante alla sofferenza di molte persone, ammalati e loro famiglie” afferma Vincenzo Carpino, Presidente dell’AAROI-EMAC.
“L’istituzione di due reti, separate e distinte, per le cure palliative e per la terapia del dolore — continua Carpino —, non è la soluzione migliore e più organica, né tantomeno la più economica, al punto che il provvedimento già delinea la necessità di coordinare queste diverse anime, ma è comunque un compromesso che riteniamo positivo, a fronte del rischio di relegare la terapia del dolore non oncologico in una sorta di limbo normativo (e quindi di finanziamenti)”.
“Nel corso dell’iter legislativo — sottolinea il Presidente AAROI-EMAC — e nella versione definitiva però è parso di cogliere una certa resistenza a riconoscere agli anestesisti rianimatori il ruolo fondamentale ricoperto nella nascita spontanea e nella crescita delle attività di terapia del dolore e delle stesse cure palliative. Nei primi anni 90 oltre il 75% delle cure palliative era erogato da anestesisti tramite servizi di terapia del dolore e cure palliative annessi ai servizi di anestesia e rianimazione o autonomi. Ancora oggi quella anestesiologica è la formazione prevalente fra chi si occupa di cure palliative. In particolare per quanto riguarda la terapia del dolore è innegabile la competenza della disciplina, dato che solo nelle scuole di specialità in anestesia e rianimazione è prevista una specifica formazione, che comprende anche procedure invasive di elevata complessità”.
“Dato che la rete dedicata alla terapia del dolore — spiega Carpino —, così come sarà strutturata nei termini della legge, dovrà prevedere strutture ambulatoriali, di day hospital e anche di degenza, semplici e complesse, è doveroso da parte delle organizzazioni professionali e scientifiche della disciplina anestesiologica difendere le proprie aree di competenza.
Non sarebbe storicamente né scientificamente giustificabile che i presidi della rete di terapia del dolore venissero affidati ad un diverso specialista la cui competenza in materia non potrebbe che essere parziale”.
Gli anestesisti rianimatori quotidianamente assistono pazienti affetti da numerose patologie che possono provocare un dolore cronico. Tra queste le cefalee, le nevralgie, le neuropatie croniche, le artrosi, le discopatie, artriti reumatoidi, herpes zoster, etc..
“Qualora poi venisse ripresa — conclude Carpino — la formula dell’unità operativa semplice o complessa di “terapia del dolore e cure palliative” come momento di collegamento delle due reti, la professionalità degli anestesisti rianimatori non potrà essere discriminata”.