L'anestesia generale o narcosi può essere considerata una depressione discendente irregolare del Sistema nervoso centrale coincidente con uno stato in cui alcuni sistemi fisiologici sono regolati dall'azione di certi composti chimici.
Una definizione può essere quella proposta da Nunn che vuole l'Anestesia Generale come una condizione indotta mediante farmaci o altri mezzi caratterizzata da:
L'anestesia generale deve assicurare sia l'abolizione della coscienza che l'assenza di qualsiasi ricordo relativo al periodo dell'anestesia.
Una anestesia che non garantisca l'amnesia perché mantenuta in piani troppo superficiali provoca il fenomeno dell'awarness (letteralmente “risveglio intraoperatorio”).
L'analgesia deve garantire l'assenza di risposta allo stimolo chirurgico. Infatti la perdita di coscienza non garantisce che il paziente non risponda al dolore con movimenti o segni neurovegetativi di natura simpatica (tachicardia, ipertensione, sudorazione).
Il blocco delle afferenze neurovegetative protegge il paziente dagli stress derivanti dalle pratiche sia chirurgiche che anestesiologiche.
Essendo la risposta autonoma allo stress un meccanismo omeostatico, essa non deve essere abolita del tutto ma andrà modulata entro limiti dettati dallo stato del paziente e dall'entità dello stimolo.
L'abolizione totale o parziale del tono muscolare può essere ottenuta per l'effetto centrale dei armaci anestetici o, meglio, impiegando farmaci curarizzanti che realizzando il blocco della trasmissione degli impulsi agendo a livello della sinapsi neuromuscolare.
In base alla via di somministrazione dei farmaci, l'anestesia generale può essere classificata in:
La via rettale, la via orale e la via intramuscolare sono attualmente in disuso.
L'anestesia generale può essere:
semplice, monofarmacologica
mista, plurifarmacologica
equilibrata (balanced).
Con quest'ultima tecnica i dosaggi dei singoli farmaci sono inferiori alle dosi tossiche, a differenza dell'anestesia monofarmacologica in cui la dose anestetica necessaria per raggiungere il piano chirurgico era molto vicino alla dose tossica.
[Tratto da “Argomenti di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva” di Antonio Brienza, Gerni Editori]
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